Nelle tradizioni contadine le stagionali attività produttive sono sempre state legate a momenti di festa che celebravano la momentanea grande disponibilità di risorse ma anche la fine di periodi particolarmente faticosi.
Quei momenti univano la gioia al grande spirito sociale che faceva da collante tra lavoratori e le loro famiglie e li faceva affrontare meglio la fatica del momento. In questo periodo due eventi caratterizzavano la vita contadina: la vendemmia e la raccolta delle olive. Già nell’antica Roma si solennizzava con feste in onore di Bacco l’uva raccolta nelle vigne e il suo primo mosto.
Finita l'estate i grappoli ormai maturi erano pronti per essere tramutati in vino. Nella società contadina, la data d'inizio della vendemmia era sancita dal "capoccia", il più anziano ed esperto tra i vinificatori, che faceva ripetuti assaggi valutando la ricchezza zuccherina degli acini e ne stabiliva la raccolta. Intere famiglie si spostavano di podere in podere, facendo a gara nel chi per primo vendemmiava il filare assegnato. Dai cesti, le uve, prima raccolte nei bigonci in cima al filare, erano poi trasportate alla cantina col carro trainato dai buoi. Si raccoglieva l'uva in allegria tra una battuta e una risata, con i bambini che riuniti schiamazzavano nei loro giochi, una sosta con una colazione a mezza mattinata, e avanti sino a che la raccolta era terminata. Alcuni uomini si fermavano in cantina per terminare la pigiatura e la torchiatura che producevano il dolce mosto. Le donne apparecchiavano le tavole per preparare un ricco pasto per tutti i convenuti e la festa vera e propria si sarebbe protratta, con le mani sporche di mosto e le braccia stanche, sino alla sera in allegria. Primi piatti rustici, salumi , formaggi , pane fresco fatto in casa insieme a taralli, ciambelle, e tutto ciò che una famiglia contadina poteva offrire.
Nel passato, l’uva costituiva una risorsa alimentare importante non solo per il vino ma anche per numerose altre preparazioni. Con i suoi chicchi ben allineati sulla pasta di pane, si realizzava la classica ricetta contadina della toscana schiacciata o ciaccia, le ciambelle al mosto tipiche dei castelli romani o, ancora, i marchigiani sciughetti, polenta cotta con il mosto e aggiunta di noci. Con il suo succo non fermentato, si otteneva una bevanda rinfrescante, oppure con il mosto fresco di giornata, fatto cuocere lentamente alle volte assieme ai fichi o alle mele, si preparava il vincotto, una sorta di sciroppo conservato in bottiglie e utilizzato in mille occasioni.
La stagione progressivamente più fredda aiutava la trasformazione del mosto che le temperature sempre più basse aiutavano a schiarire, infatti la raccolta avveniva nel mese di Ottobre e il mese di novembre assicurava i primi freddi.
Le olive venivano raccolte tra fine ottobre e novembre. Era ed è un lavoro faticoso, che si faceva raccogliendo le olive dal terreno o dai rami. La raccolta delle olive cadute sul terreno o tra l'erba era un lavoro molto scomodo e da persone pazienti delegato alle donne e i più giovani. Gli uomini raccoglievano appollaiati sui rami e sulle scale di legno stando in equilibrio sui pioli e incominciavano a cogliere le olive: prendendo con la mano sinistra un rametto, con la destra strisciavano in modo da far cadere i frutti nella cestella legata alla cintola dei pantaloni o con una corda girata intorno alla vita. Questa cestella veniva costruita dai contadini stessi intrecciando vimini, albumi di castagno, canne o sbrocchi di olivo, attorno ad un telaio costruito intorno a un pezzo di legno robusto, per lo più olivo.
Altri si occupavano di porre le olive in contenitori che venivano caricati sui carri. A casa le olive venivano distese sul pavimento di una stanza arieggiata e sana, oppure su cannicci, stuoie o in cassette di legno, le stesse utilizzate per la raccolta dell'uva, in modo da conservarle evitando fermentazioni. Dopo qualche giorno venivano portate al frantoio con il carro trainato da buoi.
Questo lavoro di raccolta poteva durare anche diversi giorni essendo dipendente dal numero di olivi del podere.
Lo scambio di aiuto reciproco nei lavori tra le famiglie contadine, anche in questo caso, rappresentava uno dei più importanti aspetti sociali e non poteva mancare il momento della socialità e del convivio per le squadre di lavoratori e le loro famiglie.
Successivamente e, mentre venivano lavorate al frantoio, era uso aspettare avanti al camino assaggiando l'olio appena prodotto dagli amici su una bruschetta tra una chiacchera e una partitina a carte.
Oggi la raccolta dell'uva e delle olive avviene in maniera anticipata rispetto al passato,e si va al frantoio in maniche corte perchè il tempo è un pò cambiato. La raccolta avviene con l'ausilio di macchine specifiche che alleviano molto il lavoro, ma non è cambiato lo spirito festoso della raccolta cosi come l'attesa al frantoio caratterizzata dall'ansia e la curiosità di conoscere i risultati delle proprie fatiche.
Tornati a casa non si può resistere a una bruschetta in famiglia, ma anche a qualche preparazione tradizionale con l'olio nuovo come un bel piatto di ceci e patate come usa nel salento o una zuppa di cavoletti e baccalà come da tradizione Veliterna.