C'era una volta …..il Pecorino e non vi vogliamo parlare del conosciutissimo formaggio ma di un vino che solo la caparbietà di alcuni personaggi innamorati del vino e delle loro terre ha salvato dall'estinzione e portato a essere considerato uno dei grandi vini bianchi italiani. Plinio il vecchio parla dei vini del Piceno come di prodotto di eccellenza che veniva portato e apprezzato sino nelle lontane Gallie. Non sappiamo a quale vino marchigiano si riferisse ne certamente la tipologia di coltivazione e di vinificazione. Saltando alcuni secoli, le fonti successive ci riportano all'ottocento quando prevaleva nelle Marche l'arativo vitato, dei terreni lavorati favorendo le colture orticole con piccole vigne, vale a dire degli appezzamenti tipicamente con degli olmi che li delimitavano e le viti che correvano tra essi. Questa particolare architettura degli appezzamenti era tipica dell'agricoltura di sussistenza che si praticava e in cui gli olmi avevano il compito di ospitare la fauna selvatica, essere usati per far ceste e con le loro foglie contribuire ai pasti dei bovini. A questa regola generale facevano eccezione solo delle vigne specializzate nella zona di Arquata del Tronto, un piccolo borgo montano posto alle pendici del Monte Vettore che conservava questo vitigno miracolosamente sopravvissuto alla filossera, quella specie di "peste delle vigne" che veniva dal nord america e distrusse gran parte dei vigneti europei ma non "lu Pecuri' " come viene chiamato in dialetto, che quindi ha mantenuto intatta la sua identità nei secoli.
Questo vitigno compariva nei taccuini dello studioso e agronomo Bruno Bruni che lo annovera tra i componenti del Falerio. Infatti nessuno avrebbe mai pensato di vinificarlo in purezza per le sue caratteristiche di bassa produttività e di maturazione precoce ancorchè dotato di eccellenti qualità gustative. Furono Guido Cocci Grifoni e il grande sommellier, nonchè suo grande amico, Teodoro Bugari a cercare ciò che era rimastodel Pecorino nel territorio e tentare la vinificazione di un vitigno che ormai nessuno voleva più coltivare condannandolo all'estinzione. Dopo vari tentativi di coltura e vinificazione vennero individuate le condizioni di esposizione e terreno che davano i vini migliori. Solo nel 1990 si arriva al vino Pecorino come oggi lo conosciamo, e da allora il successo di mercato ha spinto molti altri produttori a seguire le orme dei precursori e a imporre all'attenzione degli esperti questo meraviglioso prodotto. Il vitigno Pecorino trova il suo ambiente ideale nel clima marchigiano, dando vita ad uno dei vini delle marche che ad oggi risulta tra i più apprezzati e rinomati. La sua coltivazione, oltre che nelle Marche è diffusa anche in Abruzzo e, in misura minore,nel Lazio e nell'Umbria.
L’origine del nome è abbastanza incerta e si confonde nella nebbia delle tradizioni popolari, fatte di storie pittoresche, non sempre verosimili, altre solo un opaco riflesso di un distorto passato. Una ipotesi è che il nome Pecorino sia stato dato a questo vitigno a causa dell’uva reputata di scarso valore e, per tanto, adatta a gente di basso rango come “i pecorari” che è un termine alle volte dispregiativo utilizzato per riferirsi ai pastori.
Un altra ipotesi sull’origine del nome “Pecorino” è che sembrerebbe essere stato assegnato a questo vino in virtù dell’abbinamento col più celebre formaggio “Pecorino”. In particolare tale ipotesi si fonda su alcune somiglianze tra il formaggio e il vino ottenuto da uve “Pecorino”. Secondo alcune fonti, a causa della zona climatica di produzione, il vino prodotto da questa uva rifermentava col nuovo caldo di primavera, presentandosi effervescente, “vivace” o “frizzante“. Allo stesso modo il formaggio ottenuto dal latte di pecora era, ed è, marcato da una vivacità di sapore. I sostenitori di questa ipotesi cercano di darle peso attraverso prove “linguistiche”, rinforzando questa versione con la sinonimia antica dei termini “piccante” (attribuibile al formaggio di pecora per il sapore deciso) e “frizzante”. In effetti ancora oggi, nel linguaggio comune, siamo soliti indicare un sapore vivace come “frizzante”, ed anzi il termine “frizzante” viene spesso utilizzato al di fuori dell’ambito eno-gastronomico; basti pensare a una “persona frizzante”, in cui l’aggettivo va a definire un aspetto caratteriale.
Una terza ipotesi vede Il nome Pecorino assegnato a questo vitigno poiché la partenza per la transumanza ,la migrazione stagionale delle greggi coi loro pastori, ricordata da D’Annunzio nella poesia “I Pastori”, corrispondeva con l'epoca di maturazione di questa uva e le pecore guidate dai pastori erano attratte dai dolci grappoli con liti tra i pastori e gli agricoltori a causa delle pecore che danneggiavano le vigne.
L'ultima ipotesi sull’origine del nome “Pecorino” fa risalire il significato alla forma “allungata” dei grappoli del vitigno “Pecorino” che costituiti da un corpo centrale più massiccio e due propaggini laterali sembrerebbe ricordare la forma della testa di una pecora.
Il pecorino è noto con svariati sinonimi: arquitano, dolcipappola, moscianello, mosciolo, norcino, pecorina, pecorina arquatanella, pecorino di Arquata, pecorino di Osimo, promotico, vecià, vissanello.
Gli acini prodotti dal vitigno Pecorino sono medio piccoli di forma sferica a maturazione precoce, mentre il grappolo si presenta di grandezza media e di forma cilindrica. Coltivato tipicamente su terreni di collina, il vitigno Pecorino si rivela particolarmente resistente alle intemperie, mentre il perfetto mix di luce del sole e brezza notturna consente alle sue bacche bianche di avere delle peculiarità piuttosto rare per questo genere di vitigni. Nello specifico consente di dare vita ad un vino bianco molto longevo, con una perfetta miscela di robustezza e sapori ricchi, ideale per molti piatti tipici. I migliori Pecorini, grazie alla spiccata acidità tipica di queste uve ed alla intensa mineralità che esprimono, possono maturare anche per alcune decine di anni al pari dei grandi vini rossi. Si tratta di una caratteristica che questo vino condivide con pochissimi altri bianchi, fra i quali il celebre Riesling.E' un vino bianco secco, profumato e di buon corpo, di beva piacevole e versatile negli abbinamenti.Il Pecorino è vinificato solitamente con uve omonime al 100% monovarietali. Tuttavia i disciplinari di produzione della DOC e della DOCG ammettono la presenza in piccole percentuali di altri vitigni non aromatici a bacca bianca, adatti alla coltivazione nella regione Marche. Le note speziate del vino da uva Pecorino permettono il suo abbinamento con numerosi piatti della tradizione culinaria italiana, dai più classici primi piatti ricchi di sapore ai secondi a base di pesce o carni bianche, senza dimenticare i salumi della tradizione marchigiana, i cui sapori si sposano alla perfezione con il retrogusto del vino Pecorino.
Vino strutturato e complesso necessariamente da abbinare a piatti dello stesso livello, il Pecorino presenta, all’esame visivo, un colore giallo dorato con un leggero riflesso verdolino, di grande intensità e vivacità, cristallino e consistente. Ad un primo esame olfattivo risulta intenso con note balsamiche di erbe aromatiche,mentuccia, eucalipto. Al successivo presenta sentori di frutta gialla matura, di pesche e agrumato di bergamotto, mineralità. In bocca si rivela intenso, persistente, senza cedimenti; freschezza e sapidità in grande sinergia a creare equilibrio con alcol importante ma certamente non eccessivo. Il finale è molto lungo sia al gustativo che in via retronasale con rimandi agrumati e di salvia fresca.
Nella versione vino passito, il Pecorino viene spesso abbinato con i dolci a base di mandorle, ma è molto indicato anche per tutti i dolci che hanno come base il cioccolato, trovando un'affinità particolare con i formaggi di tipo stagionato.