Se c'è una cosa che mi intriga dello scrivere su questo blog è quello di raccontare aspetti spesso sconosciuti e stuzzicanti dell'immensa cultura agroalimentare italiana e questo è certamente il caso del Pagadebit, unre vino romagnolo che già dal nome denota la sua personalità. Ma cominciamo dalle origini del vitigno che non sono romagnole ma pugliesi, infatti il Bombino bianco arriva in Romagna ai tempi dei bizantini insieme agli abili scalpellini di Trani chiamati a lavorare i marmi. Veniamo al nome: era usanza che i contadini stipulassero contratti sulla parola, i cosidetti Pagadett, per cui la vendita del vino andava a ripianare i debiti da cui Pagadebit

Dunque i contadini coltivando questo vitigno eccezionalmente resistente alle avversità climatiche ed estremamente produttivo anche nei periodi meno favorevoli, riuscivano a pagare i debiti  accumulati durante l'annata vitivinicola. Il Bombino bianco, infatti, grazie alla buccia spessa e resistente anche alle condizioni di temperature più rigide, permette ottime raccolte anche nelle annate peggiori, quando piove e le altre varietà di vitigni locali, per via della buccia molto sottile, tendono ad essere attaccate dalla muffa compromettendo l'intero raccolto.

plAl giorno d'oggi il Pagadebit di Romagna D.O.C. non serve più a "pagare i debiti", come suggerisce il nome di derivazione dialettale, ma si fa apprezzare come  vino eccellente, estremamente versatile, che ben si presta ad essere abbinato con numerosi piatti della tradizione romagnola: dai gustosi primi piatti, agli antipasti con affettati e piadina, ai ricchi secondi piatti, fino ai dolci che fungono da degna conclusione ai sontuosi e abbondanti pasti della tradizione romagnola.

E dire che se oggi, a distanza di anni, è possibile gustare ancora un calice di Pagadebit di Romagna D.O.C., il merito spetta alla pervicacia e alla passione dei viticoltori di Bertinoro che, negli anni Sessanta, hanno salvato dall'estinzione un vitigno altrimenti destinato a scomparire dalle campagne locali come tanti altri vitigni minori. raLa coltivazione del Pagadebit è concentrata alla zona delle colline del Forlivese e del Cesenate e l'idea era di favorire una produzione circoscritta e limitata del prodotto, che permettesse di raggiungere livelli qualitativi elevati. Il risultato alla dedizione degli agricoltori romagnoli è arrivato con  il riconoscimento ufficiale della D.O.C. nel 1989, un traguardo davvero rilevante nel percorso di preservazione e valorizzazione di questo vino tanto importante nella storia dell'enologia romagnola. 

Ne troviamo quattro varianti:

  • Pagadebit di Romagna amabile,
  • Pagadebit di Romagna secco,
  • Pagadebit di Romagna Bertinoro amabile,
  • Pagadebit di Romagna Bertinoro secco.
  • ri

Il Pagadebit non è un vino molto alcolico e presenta una piacevolissima freschezza al palato. Ha un colore tenuemente paglierino, screziato di riflessi e sfumature che possono virare al verdognolo brillante e talvolta raggiungono le preziose iridescenze dell'oro. Il Pagadebit di Romagna presenta un gusto secco, avvolgente, fragrante, ma che non sconfina mai in sapori aggressivi, regalando piacevolissime sensazioni floreali di biancospino e fruttate, con un ottima persistenza olfattiva. 

Basta dunque il nome di questo caratteristico vino per evocare tempi lontani e ormai tramontati, per aprire e sfogliare un'antica pagina di storia contadina, dove usanze e tradizioni narrano le vicende di una passione mai dimenticata per il più pregiato dei frutti della terra: il vino.