Era il 18 Marzo 2018…..Ieri sera, passeggiando per Otranto con mio figlio, ho avuto una bellissima esperienza che voglio condividere con voi. C’era all’ingresso di una abitazione il cartello “Tavola di San Giuseppe”.
Guardavo un po’ incuriosito quando il padrone di casa, che non avevo ancora il piacere di conoscere, mi ha invitato a entrare per mostrare la tavola . Mi sono trovato avanti a una tavola imbandita con tante persone che amichevolmente chiaccheravano tra loro mangiando ciò che la famiglia ospitante offriva. Mi è stato spiegato che questa antica tradizione risale al medioevo, quando i signori invitavano il popolo nelle loro case per offrirgli del cibo in segno di devozione a San Giuseppe. Da allora in alcuni paesi del Salento, ma anche in alcune piccole aree della Sicilia e della Calabria si porta avanti questa tradizione.
La preparazione è cosa lunga e vede impegnata non solo la famiglia padrone di casa ,ma anche gli amici, i vicini, e tutti quelli che vogliono fare voto a San Giuseppe ma non dispongono di una sistemazione adeguata. E cosi chi porta due litri d’olio, chi un po’ di farina, chi del vino e via cosi.
Quando dopo il momento di preghiera e di socialità si saluta la casa, si riceve un pane benedetto e non vi azzardate a ringraziare (come ho fatto io…)dovete dire :”chi San Giuseppe tel’in settha” oppure” secondo le intenzioni “, vale a dire ti auguro che San Giuseppe esaudisca il tuo voto.
Mio figlio mi ha portato insieme ai suoi amici per tutta la notte a spasso per i paesi a visitare case e tavole perché questa consuetudine è , come la pizzica o altre tradizioni salentine, qualcosa che fa parte delle radici di questa meravigliosa terra e i giovani per primi ne sono i gelosi custodi e le portano avanti. Cosi, in un atmosfera mistica, tradizionale ma anche un po’ magica, abbiamo sempre ricevuto il benvenuto con l’offerta di cibo e ospitalità: massa con i ceci, panini con pomodori e peperoni, purcedduzzi (pasta fritta), grano e ceci e pittole.
Molti padroni di casa mi hanno raccontato che questo evento non sempre va come deve andare perché il santo falegname è un po’ fumino e ci sono delle regole ben precise da rispettare: la tavola deve essere sempre presenziata sino a quando chi impersona il santo da il segnale , con il suo bastone con un giglio, che si può iniziare il pranzo, quindi tutta la notte la famiglia fa la veglia per non abbandonare la tavola. E poi non si può mangiare prima che i ceri votivi non si siano spenti da soli ,ovvero per totale esaurimento. Comunque occorre muoversi con cautela, un padrone di casa che volle privilegiare l'arrivo del notabile del paese per dare inizio alle consumazioni, si ritrovò con la massa (la pasta con i ceci salentina) inacidita e molte bottiglie di vino esplose…si sa, San Giuseppe è un po’ fumino……